Il collasso dell'emergenza urgenza non è un problema stagionale

Pronto soccorso stracolmi, medici e infermieri costretti a turni massacranti per mantenere alta la qualità di un servizio che da tempo è in grande sofferenza. Sono scene quotidiane certamente non legate a emergenze stagionali come l’influenza invernale o le ondate di caldo estivo.
Trattare ill collasso dell’emergenza sanitaria e del sistema sanitario pubblico come un problema legato alla contingenza di specifici momenti dell’anno è una delle ragioni per cui non si è ancora trovata una soluzione all’allarme lanciato ormai da tempo. In questi ultimi mesi le soluzioni proposte dalle regioni, dal richiamo dei pensionati all’arruolamento dei giovani medici neolaureati senza alcuna preparazione specifica, sono state umilianti per la professione e irrisorie per la gravità della situazione, frutto di una profonda incomprensione delle dinamiche del sistema dell’emergenza e anche delle profonde trasformazioni socio-economiche della popolazione che a questo si rivolge.
Attualmente però purtroppo siamo costretti ad accettare qualsiasi soluzione, perché non ci sono più medici, mancano fisicamente le persone. Una situazione frutto della mancata programmazione politica nazionale che continua a latitare ancora oggi, perché il pronto soccorso non è  un tema all’ordine del giorno dell’agenda politica italiana. Ma se oggi siamo disposti ad accettare qualunque proposta per correre ai ripari è assolutamente necessario che parallelamente si pensi a soluzioni strutturali, tra cui ci devono improrogabilmente essere l’aumento delle borse di studio per la medicina d’emergenza-urgenza, l’incremento degli stipendi per chi sceglie di lavorare in emergenza e anche uno sgravio contributivo per evitare i turni di notte in ospedale a persone di quasi sett’antanni logorate da un lavoro che è diventato impossibile.