Chiusa la sperimentazione degli Ambulatori Med del Lazio: il bilancio di Simeu

di Silvia Alparone

Il progetto regionale sperimentale Ambulatorio MED “percorso veloce codici bianchi e verdi” era stato attivato a partire dal 15 aprile 2012 in undici ospedali di Roma e provincia e prevedeva la presenza dalle ore 8 alle 20, per tutto l’arco della settimana, in un ambiente prossimo al pronto soccorso, di un medico di medicina generale, che doveva farsi carico dei pazienti con codici più bassi, attribuiti in fase di triage dal personale
dell’emergenza: i codici bianchi e parte dei codici verdi.

La chiusura degli Ambulatori Med lo scorso aprile, al termine del previsto anno di sperimentazione, ha provocato reazioni contrastanti sulla stampa romana e di settore. Tra i diversi commenti è stata riportata anche quella di Simeu.

 

La chiusura degli Ambulatori Med – ha dichiarato Francesco Pugliese, presidente Simeu Lazio in una nota ufficiale inviata ai giornali – non provoca alcun disagio nella gestione dell’emergenza ospedaliera. I dati diffusi su alcuni quotidiani parlano di 33 mila pazienti visitati nelle 11 strutture ospedaliere della regione Lazio in cui la sperimentazione è stata condotta, nell’arco di poco meno di un anno: significa 3.000 pazienti in media per ogni struttura, e quindi 8 pazienti visitati in 12 ore in ciascun ospedale.

Non sono questi i numeri di un’attività che possa seriamente alleviare i problemi del Pronto Soccorso e ancora una volta abbiamo assistito a un’operazione di maquillage, che non incide sul problema del sovraffollamento. La sua sospensione non genera “caos”, come denunciato nei giorni successivi alla chiusura: il problema dei servizi di emergenza ospedaliera è lo stazionamento dei pazienti in attesa di ricovero nei reparti, problema articolato, la cui soluzione implica una riorganizzazione dei percorsi all’interno dell’ospedale e sul territorio.

L’attività degli ambulatori Med non incideva affatto sui flussi di questi pazienti, che sono i casi più gravi, quelli che risultano avere necessità di ricovero ospedaliero e a cui, in fase di triage, viene attribuito un codice di priorità più alto, dal verde al rosso: i pazienti visti dai medici di Medicina generale negli ambulatori della sperimentazione erano prevalentemente codici bianchi, tutti casi cioè che si rivolgono impropriamente ai pronto soccorso e che dovrebbero invece trovare risposta alle loro richieste sul territorio.

Ed è lì quindi che gli ambulatori di Medicina generale dovrebbero essere aperti, nell’ambito dei distretti territoriali, non negli ospedali dove si rischia piuttosto di duplicare un servizio già esistente – quello dei servizi territoriali – con una conseguente duplicazione anche dei costi”.

Già lo scorso anno, quando la sperimentazione degli Ambulatori Med era stata avviata, Simeu, in un comunicato congiunto con Fimmg, aveva preso posizione contro l’iniziativa: “Il fatto che si tratti di una eredità degli Ambulatori Blu, attivati per l’emergenza influenzale verificatasi fra il 16 gennaio e il 16 marzo 2012 – aveva dichiarato Giorgio Carbone in un comunicato per la stampa – avrebbe dovuto far pensare, dal momento che i dati dei flussi dei pazienti anche in quel caso non erano statisticamente significativi: per il periodo compreso fra il 17 gennaio e il 13 marzo 2012, in sette strutture di pronto soccorso del Lazio (di cui due Dea di primo livello e tre Dea di secondo a Roma e tre PS/Dea in provincia) risulta che ogni ambulatorio avesse visto transitare in media due-tre pazienti al giorno”.

Nelle comunicazioni rivolte alla stampa Simeu ha sempre ribadito che creare percorsi differenziati in ospedale in base alla priorità assegnata ai casi di pronto soccorso al momento dell’accettazione è inutile in particolare per quanto riguarda i codici verdi, cioè quelli considerati di media entità.

La valutazione di questi pazienti, è stato sottolineato, può cambiare in fase di diagnosi e lo sdoppiamento dei percorsi può complicare, anche gravemente, la gestione del caso clinico.