Advanced Paramedic ed Infermiere MSA 1° Livello in Regione Lombardia: competenze a confronto

 

Simone Celi – Infermiere A.A.T. 118 Brescia 

Giovanna Perone – Direttore A.A.T. 118 Brescia 

Fabio Arrighini – Coordinatore Infermieristico A.A.T. 118 Brescia

Il tema delle competenze ed in particolar modo quello delle cosiddette “competenze avanzate” è da tempo al centro di accesi confronti all’interno della professione infermieristica. Proprio nel Novembre 2015, nasce in seno alla nostra professione il movimento “Noi siamo pronti” all’interno del quale infermieri ma anche TSMR, Fisioterapisti,ecc.. chiedevano a gran voce un tanto agognato quanto meritato riconoscimento delle “competenze avanzate o specialistiche”. 
Tutto ciò nasceva proprio da un’episodio che ha visto coinvolto il mondo al quale professionalmente appartengo ossia quello dell’emergenza-urgenza extraospedaliera. Nel Novembre del 2015 l’Ordine dei Medici di Bologna dispose la sospensione dall’esercizio della professione per quattro medici accusati di aver consentito, attraverso la stesura di protocolli operativi, la delega di atti medici a personale infermieristico 118 e quindi in contrasto con il Codice Deontologico.
Alla luce di questo episodio,si rafforza sempre più nella comunità professionale infermieristica la voglia di vedersi riconosciute quelle competenze avanzate o specialistiche, acquisite in anni di studio e di pratica clinica.
Mi sembra ora doveroso prima di addentrarsi nel core di questa pubblicazione, ribadire alcuni concetti relativi alle competenze.

Il concetto di competenza

Innanzitutto cosa si intende per competenza ? La risposta a tal quesito ci viene fornita da W.Levati e M.V. Saraò nel loro testo più famoso dove definiscono la competenza come “una caratteristica intrinseca individuale, causalmente collegata a una performance efficace e/o superiore in una mansione o in una situazione e valutabile sulla base di un criterio stabilito”.
Gli autori concepiscono la competenza come il prodotto dell’interazione di alcune componenti, di cui tre “core”: 
  • le capacità
  • le conoscenze 
  • le esperienze finalizzate
I concetti di conoscenza e di esperienza finalizzata non richiedono particolari specificazioni, mentre il concetto di capacità è da distinguere dal concetto di abilità . 
Abilità traduce il termine inglese “skill” ed è spesso usato impropriamente per definire le competenze. 
“La distinzione terminologica non è secondaria perché chiarisce la prospettiva di analisi in cui ci si pone. Il termine “capacità” deriva dal latino capax, ovvero che può contenere (si dice anche di recipienti spaziosi, capaci). Il termine “abilità”, invece, deriva dal latino habilis, cioè maneggevole .”
Etimologicamente, quindi, la capacità evoca un significato di contenimento, mentre l’abilità quello di manipolazione. Ne deriva che per migliorare un’abilità è necessario esercizio, addestramento (rendere destro); mentre per migliorare una capacità è necessaria una vera e propria formazione che aiuti il soggetto ad ampliare il proprio “contenitore” mentale, vale a dire, le proprie referenze teorico-concettuali. 
Questo aspetto è fondamentale per comprendere la definizione di competenza avanzata stante che secondo questa prospettiva le capacità sono distinguibili in: 
  • capacità gestuali (più propriamente abilità gestuali) 
  • capacità relazionali 
  • capacità intellettive (relative, in campo professionale, ai processi diagnostici, decisionali, valutativi). 
In ragione della definizione sopra riportata, si pone il problema della descrivibilità della competenza che, in quanto “caratteristica intrinseca dell’individuo” non può essere descritta direttamente. Descrivere una competenza, peraltro, è necessario perché una persona si definisce competente non perché ritiene di esserlo, ma perché è riconosciuta tale da altri. Questi ultimi, per la loro valutazione, non possono che basarsi sull’osservazione della performance del soggetto, “causalmente collegata alla competenza”. 
Tale osservazione, come in tutti i processi valutativi, deve essere confrontata con un “atteso” condiviso da una comunità professionale. L’atteso, nel nostro caso, è rappresentato dalle attività professionali che sono la manifestazione della competenza e, quindi, le descrittrici della stessa. E’ ovvio che ogni opera di descrizione è selettiva e non può riprodurre il tutto. 
“Una persona può essere riconosciuta come competente non solo se è capace di compiere con successo un’azione ma anche se è capace di comprendere perché e come si agisce …di agire con autonomia, …di reinvestire le proprie competenze in un altro contesto”. 
In ogni caso, pur nella consapevolezza dei limiti di tale operazione, essa è assolutamente necessaria per effettuare in modo condiviso, comunicabile e comprensibile, la scelta di quei comportamenti attesi, descritti sotto forma di attività professionali, in presenza dei quali si può affermare che una persona è competente. 

La competenza avanzata

Per inquadrare al meglio il concetto di “competenza avanzata” è opportuno un breve distinguo tra professionista “esperto” e professionista con competenza “avanzata”.
I professionisti esperti, di fronte a una situazione da affrontare, dimostrano buona capacità di inquadramento della stessa, riconoscendone analogie e differenze con esperienze pregresse e dimostrano buona capacità nell’affrontare una strategia operativa, ancorandola a soluzioni già sperimentate con successo. 
I professionisti con competenza avanzata sono soggetti già esperti che affrontano le situazioni non solo utilizzando le proprie esperienze pregresse, ma anche identificando, progettando, negoziando e realizzando, anche in termini multiprofessionali, nuove strategie operative, quando quelle disponibili non sono sufficienti o convincenti. 
La “competenza avanzata” è, quindi, un’estensione della competenza esperta da cui si distingue per il fatto che, mentre quella esperta – come dice il termine – si acquisisce in gran parte in modo esperienziale, quella avanzata si acquisisce attraverso un arricchimento del repertorio di saperi attraverso percorsi formativi universitari. 
Ciò che caratterizza particolarmente la competenza avanzata, è la disposizione del soggetto a porsi in una dialettica continua tra generale e particolare. In altri termini il soggetto è in grado, costantemente, di far riferimento a modelli teorici e a quadri concettuali (il generale) che gli forniscono la struttura mentale per riflettere e orientarsi nell’operatività (il particolare). 

Le competenze avanzate nella professione infermieristica: quale possibile evoluzione?

In coerenza con i disposti del DM 739/94 e della legge 43/06 la FNC Ipasvi ha costantemente sostenuto, presentato proposte e attivato iniziative che potessero dare corso all’evoluzione in senso specialistico delle competenze degli infermieri e degli infermieri pediatrici. 
La FNC, vista la legge 190/2014 – comma 566 – in cui si promuove l’evoluzione delle competenze dei professionisti sanitari attraverso percorsi di formazione complementare, ha costituito un gruppo di infermieri esperti (v. allegato 1) nell’ambito della formazione infermieristica e della gestione e organizzazione dei processi assistenziali nelle strutture sanitarie, per elaborare una proposta che definisca la prospettiva della FNC per quanto attiene la tematica “evoluzione delle competenze”, indicando tipologia funzionale, percorso formativo e agibilità nell’organizzazione dell’infermiere: 
  • con competenze cliniche “perfezionate”
  • con competenze cliniche “esperte” 
  • con competenze cliniche “specialistiche” 
La proposta è sintetizza dallo schema sotto riportato che si articola su due assi: 
  • l’asse della clinica: che rappresenta la linea della “produzione” di servizi e del governo dei processi assistenziali. Sull’asse della clinica si posizionano, direttamente e a livelli incrementali diversi, le competenze/responsabilità agite dagli infermieri nei confronti dell’utenza; 
  • l’asse della gestione: che rappresenta la linea del governo dei processi organizzativi e delle risorse. Sull’asse gestionale si posizionano, a livelli incrementali diversi, le competenze agite dagli infermieri in rapporto alla gestione delle risorse e a quelle scelte che, agendo sul contesto organizzativo, facilitano/garantiscono l’efficacia e l’appropriatezza dei servizi e risultati di qualità all’utenza. 
Su entrambi gli assi sono posizionati quattro livelli di competenza dell’infermiere acquisiti attraverso specifici percorsi formativi. I livelli di competenza procedono da “a” a “d”.
 
I livelli formativi corrispondono: 
  • ad un approfondimento delle competenze sull’asse della clinica attraverso un processo incrementale, sostenuto da una formazione adeguata, di irrobustimento e di specializzazione delle conoscenze e delle capacità assistenziali agite dall’infermiere in un determinato settore o in un’area clinica, sia in relazione all’identificazione dei bisogni di assistenza infermieristica e all’erogazione e valutazione di prestazioni e risultati, sia in relazione governo dei processi assistenziali specifici; 
  • a un’espansione delle competenze sull’asse della gestione attraverso un processo estensivo che parte dalle competenze “core disciplinari” dell’infermiere e muove verso conoscenze e capacità proprie del governo delle risorse e processi organizzativi. 
Il livello “a” di entrambi gli assi, corrispondente all’infermiere generalista in possesso di laurea triennale o titolo equivalente, non necessita di modificazioni sostanziali. 
Il livello “a” rappresenta, in ogni caso, la matrice “core” della competenza da cui originano i successivi livelli di approfondimento o di espansione 
I livelli di approfondimento delle competenze cliniche sono: 
  • Infermiere con perfezionamento clinico (livello b) – Si riferisce a un infermiere che ha seguito un corso di perfezionamento universitario che lo ha messo in grado di perfezionare le sue competenze “core” applicate a un’area tecnico operativa molto specifica (esempio: gestione accessi venosi) 
  • Infermiere esperto clinico con master (livello c) – Si riferisce a un infermiere che si è formato con un master universitario di primo livello che lo ha messo in grado di approfondire le sue competenze declinandole in un settore particolare dell’assistenza infermieristica. È l’infermiere esperto di parti di processo assistenziale o di peculiari pratiche assistenziali settoriali (ad esempio: anestesia/analgesia, strumentazione e tecnica chirurgica, dialisi, endoscopia, wound care ecc.) 
  • Infermiere specialista clinico con laurea magistrale (livello d) – Si riferisce a un infermiere che si è formato con laurea magistrale in Scienze Infermieristiche con orientamento in una delle aree previste dall’accordo Stato Regioni (area cure primarie – servizi territoriali/distrettuali; area intensiva e dell’emergenza/urgenza; area medica; area chirurgica; area neonatalogica/pediatrica; area salute mentale e dipendenze). È l’infermiere specialista clinico in grado di orientare, governare (impostare, supervisionare, monitorizzare, valutare) sia i processi assistenziali tipici di una certa area clinica e presenti in qualsiasi struttura (dalla più piccola alla più complessa, dalla più generalista alla più specializzata), sia le competenze professionali necessarie per realizzarli. 
Quest’ultimo livello comporta la necessità di reimpostare i piani di studio delle Lauree Magistrali sui sei filoni formativi corrispondenti alle sei aree sopra menzionate 
I livelli di espansione delle competenze gestionali sono: 
  • Infermiere con perfezionamento gestionale (livello b) – Si riferisce a un infermiere che ha seguito un corso di perfezionamento universitario che lo ha messo in grado di perfezionare le sue capacità in relazione a specifiche funzioni organizzative (esempio: bed management). 
  • Infermiere coordinatore con master (livello c) – Si riferisce a un infermiere che si è formato con un master universitario di primo livello che lo ha messo in grado di acquisire conoscenze e capacità di governo dei processi organizzativi e di risorse in unità organizzative. 
  • Infermiere dirigente con laurea magistrale (livello d) – Si riferisce a un infermiere che si è formato con laurea magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche a indirizzo gestionale/formativo che lo ha messo in grado di assumere responsabilità di governo di processi organizzativi e di risorse presso strutture e servizi sanitari di vario livello (dipartimento, area, piattaforma, presidio, distretto) nonché presso corsi di laurea e settori formativi aziendali. Questo livello comporta la necessità di reimpostare i piani di studio delle Lauree Magistrali su un filone squisitamente gestionale e formativo e di rivedere l’esclusività prevista dalla legge 43/2006 del possesso del solo master universitario di primo livello per assumere la funzione di coordinamento.

 

Il percorso formativo dell'infermiere MSA 1° Livello in Regione Lombardia: le competenze acquisite

La storia dell’infermiere operante nel soccorso extraospedaliero, affonda le radici nel lontano 1992 con il D.P.R. del  27 Marzo che determinando i livelli di assistenza sanitaria di emergenza, istituiva de facto il numero 118.
Al personale infermieristico veniva affidata la responsabilità della gestione operativa della centrale ed inoltre stabiliva, aspetto assolutamente innovativo in un contesto di mansionario, che il “personale infermieristico, nello svolgimento del servizio di emergenza poteva essere autorizzato a praticare iniezioni endovenose e fleboclisi, nonché a svolgere le altre attività e manovre salvavita atte a salvaguardare le funzioni vitali del paziente, previste dai protocolli decisi dal medico responsabile del servizio”
A partire dunque dal 1992, il soccorso extraospedaliero ha sempre rappresentato un ambito nel quale l’infermiere poteva svolgere un maggior numero di attività in confronto al contesto ospedaliero e con un grado di autonomia più elevato.
Nel 1994 con la stesura del profilo professionale (D.M. 739) ed in seguito nel 1999 con l’abolizione del mansionario (Legge 42), si diede vita ad una vivace quanto produttiva discussione sulle competenze dell’infermiere in ambito extraospedaliero, che portò all’organizzazione in Regione Lombardia, di un processo formativo finalizzato ad incrementare e migliorare le sopracitate competenze.
In tal senso il primo step formativo era rappresentato dal cosiddetto “Corso 60 ore” rivolto a tutti gli infermieri operanti a bordo di mezzi di soccorso. 
Questo corso, gestito dalle singole centrali operative 118,rappresentava un insieme di nozioni teorico-pratiche che gli infermieri che volevano operare a bordo dei mezzi di soccorso avanzati (MSA) e infermierizzati (MSI) dovevano possedere.
Il corso trattava in maniera trasversale aspetti medici (emergenze cardiologiche, respiratorie, neurologiche, psichiatriche e metaboliche), traumatici (trauma maggiore, ustione, amputazione, intossicazione), ginecologici (parto in emergenza) pediatrici e non in ultimo psicologici e comportamentali. I contenuti del corso erano declinati all’interno del D.G.R. 45919/99. 
Veniva inoltre dato risalto ai possibili risvolti medico-legali del soccorso extraospedaliero.
Accanto poi ad una formazione teorica, si affiancava una pratica sull ‘utilizzo dei principali presidi di immobilizzazione per il paziente traumatico (estricatore ked,collare cervicale, tavola spinale,ecc..).
Al termine del corso un’apposita commissione valutava con un test teorico-pratico (test a risposta multipla + scenario con skills) l’idoneità del candidato, che dopo un adeguato percorso di affiancamento poteva svolgere turni in autonomia a bordo dei mezzi di soccorso.
Nel corso degli anni, ad integrazione del corso 60 ore, le competenze degli infermieri si sono incrementate attraverso lo svolgimento di corsi per la gestione delle maxiemergenze.
Oggi, dopo la nascita di AREU, il percorso per poter svolgere attività solamente a bordo dei mezzi di soccorso avanzato di 2° livello è divenuto più articolato, è standarizzato a livello regionale ed i contenuti didattici sono declinati all’interno del Doc.95/rev.2018 “Percorso formativo infermieri MSA 2”.
Il percorso formativo si articola in due fasi:
  1. Corsi di formazione specifici (descritti nella tabella sotto riportata)
  2. Tirocinio pratico:
  3. Affiancamento su MSA2 (54 ore)
  4. Tirocinio osservazionale in SOREU (6 ore)
Il percorso totale ha una durata di circa 90 ore.
Nel 2010, la neonata A.R.E.U. (Azienda Regionale Emergenza Urgenza), decide si istituire un’ulteriore step formativo, costituito dal corso MSI.(Mezzo di soccorso intermedio).
L’M.S.I. (mezzo di soccorso intermedio) ora divenuto M.S.A.di 1° Livello. è in sostanza il già presente mezzo di soccorso infermierizzato con l’aggiunta che l’infermiere operante a bordo è abilitato all’attuazione degli algoritmi clinico-assistenziali.
Un algoritmo è un insieme di fasi, istruzioni ed azioni eseguite con un ordine preciso, l’una dopo l’altra per fare un determinato intervento e completabili in un determinato tempo. 
Conditio sin qua non per l’accesso al corso MSA 1 è, oltre al possesso del corso MSA 2, l’aver effettuato almeno 200 ore di turno a bordo di MSA 2.
I contenuti didattici del corso MSA 1 sono declinati all’interno del doc. 110 “Percorso formativo infermieri MSA 1”.

Documento 110 – Percorso formativo per Infermieri su MSA 1

Il percorso formativo si articola in tre fasi:

  • Corso propedeutico: “Formazione per attività clinico-assistenziale MSA1” (4 ore)
  • Corso “MSA1 – Algoritmi Clinico Assistenziali” (40 ore)
  • Tirocinio pratico:
    • Affiancamento su MSA1 (36 ore)
    • Tirocinio osservazionale in SOREU (6 ore), solo se non effettuato durante corso MSA 2 
    • Tirocinio osservazionale in sala parto (almeno 2 parti eutocici)
Al termine del corso e dopo il superamento di un test teorico a risposta multipla, viene rilasciata la relativa abilitazione.
L’abilitazione rilasciata è personale e può essere sospesa o revocata nel caso in cui l’agire professionale dell’infermiere MSA 1 non soddisfi gli standard previsti da AREU.
Al fine di garantire il mantenimento e l’aggiornamento continuo delle competenze,sviluppate nel contesto del percorso formativo e dell’attività operativa, è obbligatorio che il personale operativo su MSA1 frequenti e superi con esito positivo i seguenti corsi:
  • “BLSD per operatore sanitario”, con ricertificazione ogni 24 mesi;
  • “Training Room – addestramento per tecniche MSA1” (tot 6 h), secondo indicazioni della
Struttura Formazione, ogni 24 mesi, salvo specifiche e giustificate situazioni segnalate dal Responsabile e il Coordinatore Infermieristico della AAT e specificatamente autorizzate dalla Direzione Sanitaria.
Durante la “training room” il personale infermieristico affronta scenari strutturati riconducibili ad emergenze medico/traumatiche sia su pazienti adulti che pediatrici;inoltre viene verificato il possesso delle “skills” necessarie ad attuare le tecniche previste all’interno degli algoritmi (posizionamento presidio sovraglottico,accesso intraosseo,decompressione pleurica e ventilazione non invasiva).
L’aggiornamento BLSD è ritenuto idoneo, oltre che se svolto dalle AAT/AREU, anche se organizzato dalle ASST/IRCCS/ATS o altri Enti/Ordini/Organizzazioni scientifiche riconosciuti da
AREU a valenza nazionale e internazionale.
Il personale dovrà essere aggiornato alle eventuali nuove Linee Guida quando pubblicate, con la partecipazione diretta a specifici Corsi o con altre modalità e tempi, a cura della Struttura Formazione AREU.
L’aggiornamento obbligatorio ad eventuali variazioni degli Algoritmi, sarà effettuato con modalità e tempi stabiliti dalla Struttura Formazione, in accordo con la Direzione Sanitaria e con il SITRA AREU.
Questo è ad oggi l’iter formativo che gli infermieri che intendendo svolgere attività di soccorso extraospedaliero devono seguire in Regione Lombardia.
E’ senza dubbio un percorso molto articolato e ben strutturato che permette all’infermiere di acquisire un bagaglio di importanti nozioni teorico-pratiche fondamentali nel soccorso extraospedaliero.
Sicuramente lo svolgimento di periodiche sessioni di re training ed aggiornamento consentono di mantenere un’adeguato livello di competenze.
Gli algoritmi clinico-assistenziali quali strumento per l’esercizio delle competenze avanzate
Come già sopra citato l’algoritmo clinico-assistenziali è “un insieme di fasi, istruzioni ed azioni eseguite con un ordine preciso, l’una dopo l’altra per fare un determinato intervento e completabili in un determinato tempo.
 
Come si evince dall’algoritmo generale sopra riportato, all’interno di ogni singolo algoritmo specifico l’infermiere svolge una serie di attività in autonomia, somministra alcuni farmaci in autonomia e soprattutto assume delle decisioni; tutte le azioni sopracitate rendono a tutti gli effetti gli algoritmi clinico-assistenziali uno strumento in grado di esplicitare le competenze avanzate degli infermieri operanti a bordo dei M.S.A. di 1°Livello.
Dal 2010, anno di istituzione del mezzo di soccorso intermedio e dei relativi algoritmi clinico-assistenziali, numerose sono state le migliorie apportate a questi ultimi, soddisfacendo l’esigenza di avere uno strumento sempre aggiornato alle più recenti evidenze scientifiche e linee guida nazionali ed internazionali.
Ad oggi, possiamo affermare di disporre di uno strumento di comprovata efficacia, di rapido apprendimento e soprattutto costruito su solide basi scientifiche; gli algoritmi clinico-assistenziali, fino a Giugno 2017 distinti in quelli di Livello A (13) e di Livello B (12) (a seconda del livello di abilitazione ottenuto) oggi sono stati inseriti in un nuovo livello unico e ridotti numericamente a 20 senza però inficiarne qualità e completezza.
Gli algoritmi di cui oggi dispone l’infermiere operante a bordo dei M.S.A. di 1° livello sono i seguenti:
 
  1. Arresto cardiocircolatorio-paziente adulto
  2. Arresto cardiocircolatorio – paziente pediatrico
  3. Alterazione della coscienza – paziente adulto
  4. Alterazione della coscienza – paziente pediatrico
  5. Alterazioni cardiovascolari
  6. Analgesia – paziente adulto e pediatrico
  7. Crisi convulsiva
  8. Crisi anafilattica – paziente adulto
  9. Crisi anafilattica – paziente pediatrico
  10. Crisi asmatica – paziente adulto
  11. Crisi asmatica – paziente pediatrico
  12. Disturbi gastrointestinali
  13. Dolore toracico
  14. Emergenza ipertensiva
  15. Folgorazione
  16. Insufficienza cardiorespiratoria
  17. Parto imminente (fase espulsiva)
  18. Assistenza alla nascita
  19. Trauma e shock 
  20. Ustioni

Specialist paramedic e advanced paramedic nel Regno Unito

Durante il mio percorso professionale ho voluto la fortuna di poter svolgere alcune attività formative fuori dall’Italia ed in particolar modo nel Regno Unito. 

Nel Gennaio 2013 infatti ho avuto l’opportunità di svolgere uno stage osservazionale presso London’s Air Ambulance, il servizio di elisoccorso della capitale inglese; nota al livello mondiale per gli elevati standard formativi e per le pionieristiche procedure operative, London’s Air Ambulance è stato un meraviglioso teatro formativo, dove uno spettatore come me, proveniente da una realtà professionale diversa, ha potuto toccare con mano il vero significato di “competenza avanzata”.

I paramedici di LAA infatti, vengono sottoposti ad una severa selezione prima di accedere al servizio, in ragione dell’elevato background formativo ed esperenziale richiesto; inoltre una volta superato l’iter formativo seguono un periodo di training durante il quale obbligatoriamente devono dimostrare di aver acquisito tutte le competenze e le abilità richieste dagli standard operativi della charity. Ad esempio, tutti i paramedici di LAA devono sapere eseguire l’intubazione oro-tracheale a sequenza rapida seconda la S.O.P. (Standard Operative Procedure) redatta dal Medical Director.

Questa esperienza, mi ha dato la possibilità di entrare a contatto con il sistema di emergenza-urgenza extraospedaliero inglese dove, a differenza dell’Italia, vi è la presenza, pressochè indiscussa di una figura professionale oggi ancora assente nel nostro paese: il Paramedico.

Il paramedico è una figura sanitaria con un impronta prettamente di natura tecnica, che nasce nei paesi anglosassoni (soprattutto USA) dove ancora oggi risulta essere la figura di riferimento per la gestione del soccorso extraospedaliero; ed in questo il Regno Unito non fa eccezione.

Nel corso degli anni, il College of Paramedics, in collaborazione con le diverse strutture universitarie inglesi, ha strutturato un percorso formativo e di carriera dei paramedici improntato non solo all’acquisizione di competenze avanzate di tipo manageriale (come ad esempio in Italia) ma anche di natura clinica, formativa e di ricerca.

All’interno di questa trattazione di occuperemo di snocciolare i percorsi formativi e le competenze dei paramedici, degli specialist paramedic e degli advanced paramedic.
Ci soffermeremo poi nello specifico sulle competenze degli advanced paramedic.

Definizioni

Paramedic
Il paramedico è un professionista autonomo che ha le conoscenze, le competenze e l’esperienza clinica per valutare, trattare, fare diagnosi e somministrare terapie. Gestisce inoltre le dimissioni dei pazienti ed è il loro riferimento per quanto concerne le cure in emergenza-urgenza nell’ambito extraospedaliero.
Specialist paramedic
E’ un paramedico che ha conseguito (o sta conseguendo) un corso post universitario in un’ambito relativo alla sua pratica professionale.
Gli “specialist paramedic” devono dimostrare di aver acquisito e di continuare a possedere conoscenze più avanzate di quelle previste dalla formazione di base, competenze al fine di assumere decisioni complesse e discernimento nella propria area di specialità.
Advanced paramedic
E’ un paramedico che ha conseguito (o sta conseguendo) un master universitario in un’ambito relativo alla sua pratica professionale.
Gli “advanced paramedic” devono dimostrare di aver acquisito e di continuare a possedere conoscenze più avanzate di quelle previste dalla formazione di base, competenze al fine di assumere decisioni complesse e discernimento nella propria area di pratica clinica avanzata.

Percorso formativo

Paramedic
Diploma universitario in “Paramedic science” della durata di 2 anni. Il terzo anno è facoltativo e permette di acquisire il “Bachelor of science honours degree in healthcare”.
Durante i 2 anni di corso i futuri paramedici affiancano a momenti di formazione teorica, tirocini pratici a bordo delle ambulanze.
 
Specialist paramedic
Post graduate certificate (1 anno) o post graduate diploma (2 anni) che permettono al paramedico di acquisire competenze in un ambito specifico della propria professione (pediatric care). Generalmente vengono richiesti 2 anni di esperienza per poter richiede l’accesso ad un corso per diventare specialist paramedic. 
Gli specialist paramedic possono lavorare nei seguenti ambiti:
  • emergency care (soccorso extraospedaliero)
  • Accident & Emergency (pronto soccorso)
  • Walk in center (centri di quartiere per il trattamento delle patologie minori)
  • Minor injures center (centri locali per il trattamento delle lesioni minori)
  • General practicioner (medici di base, fuori dall’orario di visita)
  • 111 Systems (numero per le NON urgenze di natura sanitarie)
  • military (medicina militare)
  • hazardour area response team (team NBCR)
  • helicopter emergency medical service (servizio di elisoccorso)
  • urban search & rescue (team ricerca e soccorso in ambito urbano sotto macerie)
  • offshore & remote (piattaforme offshore e luoghi remoti)
Advanced paramedic
Master of science degree (2 anni) che permette al paramedico di acquisire competenze avanzate di natura clinica, non attuabili da paramedic e dagli specialist paramedic.
Generalmente vengono richiesti 2 anni di esperienza per poter accedere al master of science degree per diventare advanced paramedic.
Gli advanced paramedic posseggono generalmente le seguenti competenze avanzate, di loro esclusiva pertinenza:
  • utilizzo di farmaci anestestici generali endovenosi
  • utilizzo di farmaci analgesici maggiori (oppiacei)
  • intubazione oro tracheale a sequenza rapida (RSI)
  • posizionamento drenaggio toracico

Questi sopra riportati sono solo degli esempi delle competenze avanzate che possiedono gli “advanced paramedic” inglesi.
Dal confronto con le competenze avanzate degli infermieri MSA 1° Livello di AREU possono scaturire delle riflessioni interessanti; in primo luogo gli infermieri MSA di 1° Livello possono essere del tutto assimilati a dei “specialist paramedic” soprattutto per quanto ne concerne il percorso formativo.
Infatti quest’ultimo si compone, come già visto in precedenza, di diversi step, contraddistinti da un crescente livello di complessità al quale si associa un progressivo aumento delle competenze specialistiche ed avanzate richieste al personale infermieristico. Dall’aumento delle competenze avanzate ne scaturisce anche un implementazione del livello di autonomia professionale.
Gli infermieri MSA 1° Livello posseggono quindi delle competenze avanzate e peculiari che gli infermieri non abilitati non possiedono e quindi delle responsabilità connesse maggiori (es. somministrazioni in autonomia di farmaci, posizionamento in autonomia di presidio sovraglottico) come nel caso degli “advanced paramedic”(es. intubazione a sequenza rapida, posizionamento drenaggio toracico).
Ultimo, ma non per importanza, gli infermieri MSA 1° Livello, possono ambire a diventare istruttori MSA 1° Livello, formando così le nuove generazioni di infermieri avanzati.
In conclusione quindi possiamo affermare che l’obiettivo di questo percorso formativo articolato è sempre lo stesso: garantire una risposta rapida, efficace e efficiente del soccorso extraospedaliero lombardo.

Bibliografia

  • FNC Ipasvi – Evoluzione delle competenze infermieristiche – 2015,
  • Levati , M. V. Saraò, Il modello delle competenze. Un contributo originale per la definizione di un nuovo approccio all’individuo e all’organizzazione nella gestione e nello sviluppo delle risorse umane, FrancoAngeli, Milano, 2003,
  • Blandino G., Le capacità relazionali, prospettive psicodinamiche, Utet, Torino, 1996, 
  • Oberle K.; Allen M., “The nature of advanced practice nursing“, Vol.49, number 3; Nursing outlook, 2001,
  • Paramedic career framework – College of Paramedics UK,
  • Flight Paramedic Month Training Record – London’s Air Ambulance, 
  • Il Soccorso Avanzato preospedaliero con Infermieri MSI – Corso di Formazione del personale infermieristico di Mezzi Soccorso Intermedi – Azienda Regionale Emergenza Urgenza – Regione Lombardia .
  • 95 “Percorso formativo infermieri MSA 2”
  • 110 “Percorso formativo infermieri MSA 1”